La vocazione vitivinicola dell’Isola del Giglio si può dire millenaria: lo stanno a testimoniare le decine di palmenti che si trovano nelle campagne, le piccole vasche scavate nel granito che servivano per la pigiatura dell’uva appena colta, alcuni di epoca etrusco-romana, altri databili tra il ‘500 e ‘600.
Proprio dal ‘500 la viticoltura riprese vigore con l’utilizzo dell’uva ansonica, nome che nella bassa costa della Toscana viene riservato al vitigno inzolia diffuso in Sicilia.
Una battuta d’arresto nella produzione vitivinicola dell’Isola del Giglio si è avuta nella seconda metà del secolo scorso con lo sviluppo del turismo ed il conseguente abbandono delle campagne, queste rimaste appannaggio di privati che coltivavano l’uva per il proprio fabbisogno.
Il tutto grazie anche per il fatto che non è semplice coltivare l’uva sull’isola: innanzitutto per la tipologia di terreno caratterizzata essenzialmente da granito, poi per la conformazione dello stesso che consente l’utilizzo di piccoli appezzamenti disposti su terrazzamenti in pendii scoscesi, a volte a picco sul mare; infine per la difficoltà che spesso si ha nel raggiungere le vigne, a volte disposte distanti dalle poche strade percorribili con mezzi.
Parlare, dunque, di viticoltura eroica all’Isola del Giglio non è un eufemismo!
A risollevare le sorti del prezioso vino che qui si produce, nell’ultimo decennio si sono mossi alcuni piccoli produttori, innamorati non solo del prodotto, ma anche delle peculiarità naturali e paesaggistiche dell’isola.
Per Giovanni e Simone Rossi, gigliesi DOC è il caso di dire, è stato giocoforza riscoprire e valorizzare un prodotto a loro sempre conosciuto: e così nel 2009 hanno iniziato a vinificare in seno all’Azienda Agricola Fontuccia, dal nome della loro prima vigna coltivata, il proprio vino da uva ansonica, dandogli un nome curioso, “Senti Oh!”, come a sottolineare l’ottima riuscita degli sforzi fatti.
Note tecniche
100% uva ansonica.
Uve provenienti da diversi cru: Capel Rosso e Olivello (granito sciolto), Fontuccia (sabbia e argilla) Franco (argilla).
Viti allevate a spalliera bassa o alberello, con basse rese (0,5/1,5 kg per pianta).
Raccolta manuale tra la prima e la terza decade di settembre a seconda dei vigneti.
Diraspatura delle uve, successiva macerazione a freddo per 24/72 ore.
Segue pressatura dolce e decantazione statica del mosto.
Fermentazione spontanea a temperatura controllata.
Permanenza sulle fecce fini per almeno 6 mesi.
Successivo affinamento in bottiglia per almeno tre mesi.
Note degustative
Colore giallo paglierino intenso con luminosi riflessi dorati.
All’olfatto presenta un ampio spettro olfattivo dove prevalgono inizialmente sentori iodati e minerali, successivo sviluppo di intense note di albicocca e pesca gialla mature e nuance di camomilla ed erbe aromatiche.
L’attacco in bocca svela una piacevole freschezza che si allunga subito in una netta mineralità, che vanno a contrapporsi alla struttura sostenuta dal grado alcolico e da una appena riconoscibile trama tannica; l’allungo caparbio riporta alle note fruttate ed erbacee.
Da abbinare a un rombo al forno con patate.
La passione e la tenacia di una storia, di una tradizione e di un luogo trasfuse in un vino.