Tenuta L’Impostino festeggia i primi vent’anni

Siamo nel territorio comunale di Civitella Paganico, nella parte nord della provincia di Grosseto: un territorio caratterizzato da colline medio alte ricoperte da una fitta macchia mediterranea di bosco basso.

Un territorio praticamente all’ombra di quel vulcano spento che oggi è il Monte Amiata, a una ventina di chilometri in linea d’aria, mentre il mare dista poco più di quaranta chilometri: questo fa capire come, nel loro periodo di accrescimento, le uve godano di favorevoli sbalzi termici tra giorno e notte e di una costante ventilazione.

Un territorio, questo, con molte assonanze con quello di Montalcino, da cui è separato ad est dal decorso del fiume Ombrone, e che si trova, di fatto, con condizioni climatiche simili e alla stessa latitudine.

Un territorio che, già al primo impatto, appaga per la dirompente naturale integrità, una antropizzazione accennata, un senso di isolamento ‘positivo’ che ti mette immediatamente a tuo agio, regalandoti momenti di rasserenante introspezione.

E sicuramente questo è stato l’impatto emotivo che ha accolto Patrizia Chiari e suo marito Romano Marniga quando, poco più di vent’anni fa, sono venuti qua per la prima volta: il classico colpo di fulmine che ha indotto i due imprenditori bresciani a realizzare il loro sogno, acquisire la tenuta, a quel tempo un pascolo circondato da macchia, e trasformarla in quella che oggi è una delle aziende di riferimento del territorio della DOC Montecucco; il desiderio è stato fin dall’inizio quello di “Riuscire ad imprigionare in un calice tutta la tradizione e la potenza di questa terra unica”, come sintetizza in poche parole la stessa Patrizia quella che è diventata la mission dell’Azienda.

Tenuta L’Impostino prende il nome dal luogo in cui un tempo si trovava una stazione di posta sull’antica strada che collegava la Maremma a Siena e si stende per 52 ettari di cui 20 vitati, 2 ettari a uliveto ed il resto bosco di lecci e sughere, ad una altitudine media di 350 mt slm; la disposizione dei vigneti forma una sorta di anfiteatro naturale esposto a sud-ovest, con al centro la cantina e l’agriturismo.

La tipologia di terreno è variegata: principalmente tufi, arenarie frammentate e argille ricchi di scheletro e con depositi calcarei grossolani a profondità media; sia la composizione del terreno che le pendenze garantiscono un ottimo drenaggio: va da sé che ad ogni singola vigna viene attribuita una singola produzione in relazione alle caratteristiche del terreno e di esposizione.

I sistemi di allevamento prediligono potature corte, sostanzialmente cordone speronato, le quali consentono la produzione di uve di qualità con rese che vanno dai 50 ai 70 quintali per ettaro; la scelta dei vitigni cade sui nostrani vermentino e sangiovese oltre agli internazionali merlot, syrah, petit verdot e alicante nero.

La conduzione in vigna e in cantina è stata da sempre biologica, con la certificazione arrivata nel 2018: fin dall’inizio dell’attività dell’Azienda, il valore della sostenibilità ambientale è stato un fondamentale punto di riferimento; non solo, la Tenuta L’Impostino aderisce al Progetto Biopass, un il progetto tutto italiano finalizzato alla misura, alla salvaguardia e all’incremento della biodiversità in viticoltura che, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali (DiSAA) dell’Università di Milano e la Fondazione Edmund Mach di S. Michele a/Adige, ha lo scopo di individuare e valorizzare la biodiversità delle singole aziende vitivinicole.

Fin dall’inizio Patrizia e Romano si sono affidati a grandi professionisti del settore: la conduzione agronomica è stata affidata fin dall’inizio a Pierluigi Donna, mentre la gestione enologica, condotta per un primo periodo da Stefano Chioccioli, dal 2011 è in mano a Fabio Bigolin e Giacomo Tonini.

Quest’anno Tenuta L’Impostino festeggia i venti anni di attività e, per l’occasione, Patrizia e Romano hanno dato vita ad una serie di eventi ed hanno ritenuto opportuno affiancare alla già articolata proposta di vini un nuovo prodotto in ‘limited edition’ che, per le sue peculiarità, esprime al massimo la territorialità dell’Azienda.

Si tratta del ‘Lupo Nero 2016’, cinquemila bottiglie che provengono dalla vinificazione delle uve merlot provenienti dalla singola vigna di ‘Pietroso’ oltre una piccola aggiunta di petit verdot, per una delle migliori ultime annate che hanno esaltato il vitigno proprio in quel terreno ricco di scheletro, con un prodotto finale cha ha osservato un lungo passaggio in legno piccolo di rovere francese e un altrettanto lungo affinamento in vetro: il risultato è un ampio ventaglio aromatico che va dal frutto rosso e nero alla speziatura, un gusto pieno e intenso che trova un bell’equilibrio con la freschezza e l’apporto tannico, regalando lunghezza e una elevata prospettiva d’invecchiamento.

Ma, novità nella novità, nella presentazione in anteprima dello scorso 13 Settembre, la versione magnum del ‘Lupo Nero’ incontra la tecnologia ‘non fungible token’ o NFT: l’acquisto della bottiglia viene abbinato a quello di un’opera digitale dell’artista francese Lisa Paclet, opera selezionata nell’ambito della “Collezione Catch the 22” da ’Italian Wine Crypto Bank’, offrendo un’opportunità innovativa e d’avanguardia al collezionista di etichette premium.

La produzione della Tenuta L’Impostino offe poi l’IGP Toscana ‘Ballo Angelico’, un Vermentino in purezza che sviluppa nel territorio della Doc Montecucco un olfatto articolato e un sorso piacevolmente fresco, intenso, sapido e lungo; il ‘Sassorosa’, Toscana Rosato IGP, invece è il rosato dell’Azienda a base sangiovese e syrah (60%/40%), anch’esso dotato di piacevole naso che esalta i piccoli frutti rossi, con un assaggio minerale, fresco e lungo che richiama la beva.

La gamma dei rossi dell’Azienda prosegue con il ‘Lupo Bianco’, IGP Toscana Rosso, top di gamma dell’Azienda: sangiovese 60% e merlot 40%, 24 mesi di barrique, per un prodotto finale con una ampia estensione aromatica che copre i piccoli frutti rossi, le speziature dolci di cannella e vaniglia, per poi scoprire sentori di tabacco e tostature; un vino di grande struttura e corpo, ben bilanciati dalla freschezza e dalla struttura tannica integrata, capace di regalare nel tempo ulteriori soddisfazioni, specialmente in abbinamento a piatti complessi.

Ottava Rima’, Maremma Toscana Rosso DOC, è un blend sangiovese e alicante (60%/40%) che vinifica esclusivamente in acciaio ed è il prodotto che l’Azienda propone per uso quotidiano, per le sue caratteristiche di piacevolezza gustativa, buon equilibrio e struttura più snella.

Con ‘Ciarlone’ si entra nella gamma della DOC Montecucco, denominazione nata nel 1998 che negli ultimi anni sta conquistando una sua identità ed un riconoscimento anche nel mercato estero, in particolare in quella fascia di consumatori più esigenti; il vino, a prevalenza sangiovese (60%) con il rimanente costituito da tagli diversi tra merlot, alicante e petit verdot, è vinificato in acciaio in porzioni separate: il prodotto finale offre profumi di frutta fresca a polpa rossa, con un palato di buona struttura ed equilibrio, senza deludere nell’allungo e nella piacevolezza.

Impostino’, Montecucco Rosso Riserva DOC, presenta lo stesso uvaggio ma con una prevalenza maggiore di sangiovese (80%) ed una vinificazione che prevede un passaggio in legno di almeno 18 mesi in botti medio-grandi e successivo assemblaggio in cemento: dona sentori di frutta matura sia rossa che nera, note balsamiche e terziari da legno e bottiglia; il sorso è pieno, di buon tenore alcolico ben bilanciato dalla freschezza, tannini ben integrati, lunghezza appagante, da accompagnare a piatti più strutturati.

Viandante’, è un Montecucco Sangiovese Riserva DOCG, denominazione nata nel 2011 e riservata ai vini prodotti con uve sangiovese per un minimo del 90%, anche se la tendenza dei produttori è quella di vinificare il sangiovese al 100%: il vino descrive l’espressione aziendale del sangiovese vinificato in purezza, un vero esempio di territorialità della zona del Montecucco.

Un territorio quello del Montecucco con cui, in questi vent’anni, Patrizia Chiari e Romano Marniga hanno stretto un legame profondo, che traspare proprio dalle parole che Patrizia pronuncia parlando di questo vino: “Il Sangiovese resta la bandiera di questo territorio e nostro cavallo di battaglia a livello internazionale, di grande potenza, a tratti indomito come la natura ancora selvaggia che lo circonda, ma allo stesso tempo seducente e di grande freschezza, tipica della viticoltura d’altura abbracciata dalla mite ventilazione mediterranea”.

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