Anche se per un brevissimo soggiorno, tornare nelle Langhe è sempre fonte di belle emozioni!
E questa volta lo abbiamo fatto per andare a conoscere Spirito Agricolo Ballarin a La Morra.
La storia dell’Azienda ha delle radici antiche, quella di Cascina Ballarin fondata da Giovanni nel 1928, che cominciò col produrre uve nebbiolo, dolcetto e barbera all’Annunziata di La Morra e alla Bussia di Monforte.
Col tempo, prima con il figlio Luigi e dopo con i nipoti Gianni e Giorgio, si è sviluppata una produzione di livello di Barolo, Nebbiolo, Dolcetto e Barbera.
Nel 2015 Gianni diventa Maestro Distillatore, con l’intento di affiancare alla produzione aziendale di vino, anche quella dei distillati: in particolare grappe ed acquaviti.
Nel 2022 i fratelli Gianni e Giorgio decidono di intraprendere un proprio percorso: Gianni fonda quella che oggi è Spirito Agricolo Ballarin, una delle pochissime (forse due!) aziende vitivinicole a sposare in Langa la produzione biodinamica.
Gianni, inoltre, porta avanti l’intento di proporre, oltre alla produzione vinicola, anche i distillati, non solo di uva ma anche di frutta, mele e pere in primis.
Nel frattempo, la figlia di Gianni Cecilia, finiti gli studi in enologia, entra attivamente nelle attività aziendali.
È Gianni ad accoglierci in Azienda, illustrandoci all’inizio le attività in vigna e in cantina.
Sette gli ettari di proprietà nel cuore delle Langhe di cui 5 vitati, con 20.000 bottiglie prodotte all’anno: da qui nascono i vini e i distillati che continuano ad esprimere il carattere del territorio di origine, ma che vogliono offrire espressioni e modi di interpretazione innovativi.
Per Gianni la distillazione delle vinacce delle uve e quella delle mele prodotte da sempre in azienda, è come mantenere l’essenza della terra e del suo frutto: veri e propri ‘spiriti’ che sfidano il tempo.
Inoltre, quello che resta della distillazione ritorna, dopo compostaggio, in vigna e nel frutteto, sfruttando quegli elementi organici e minerali che mantengono la tipicità del suolo, con un tipico approccio biologico e biodinamico.
Dal 2022 l’azienda è certificata biologica e dal 2023 rientra nella certificazione biodinamica Demeter.
I prodotti della distillazione sono Acquavite di mele, di pere e di uva, oltre a Grappa di Nebbiolo e di Barolo.
Gianni ci guida nella degustazione.
Iniziamo con ‘Fuori Stagione II’ 2018, Lange Bianco DOC, chardonnay 100%; la fermentazione avviene in acciaio con svolgimento della malolattica, segue sosta per due anni sempre in acciaio sulle fecce fini prima dell’imbottigliamento.
Al naso svolge piacevoli note di fiori bianchi, zafferano e miele; al palato si presenta con media freschezza, buon corpo e un allungo lievemente sapido che riporta a note di scorza di cedro.
Segue ‘Barbera d’Alba’ DOC 2021, a base di barbera 100%: fermentazione sulle bucce per 15 giorni in acciaio, successivo svolgimento della malolattica, poi passaggio in barrique usate per un anno, seguito da riposo di 6 mesi in bottiglia.
Olfatto intenso su cui dominano sentori di frutta rossa matura; in bocca ha gusto pieno, ben equilibrato, di buona persistenza con scia sapida.
Si passa poi al ‘Lange Nebbiolo DOC’ 2021, nebbiolo 100%: fermentazione sulle bucce in acciaio, successiva maturazione per 12 mesi in botti di vario formato.
Naso complesso con profumi floreali di violetta e rosa, fruttati di fragolina di bosco e mora fresca, note tostate e speziate; bocca ben equilibrata, corpo netto, tannini integri e buona persistenza.
‘Tre Ciabot’ è il Barolo DOCG 2017, da sole uve nebbiolo provenienti da tre vigneti diversi situati in altrettanti diversi comuni delle Langhe: La Morra, Novello e Monforte; la fermentazione avviene sulle bucce in acciaio, mentre la maturazione in legni di varie misure per almeno 26 mesi.
Al naso è di grande complessità, con ciliegia matura, ribes, rosa appassita, violetta, spezie dolci, tabacco, tartufo, eucalipto; al palato la freschezza è in perfetto equilibrio con la componente alcolica, i tannini sono soffici, avvolgente e lungo.
In una zona come quella delle Langhe, dove ci sono esempi di realtà produttive che hanno perduto il legame con la storia e le tradizioni locali, è lodevole trovare un’azienda con un forte attaccamento al territorio e, più che altro, un estremo rispetto per la natura.
Non a caso, lasciando l’azienda al termine della visita, ci risuonano le parole di Gianni: “Non mi diverte più lavorare per produrre, ma lavorare per coltivare bene”.