In una terra, quella di Maremma, dove l’antica vocazione vitivinicola ha definito nel tempo delle consuetudini, Ampeleia sembra una scommessa.
Una sorta di controtendenza rispetto a quelle che sono le usuali scelte che la Maremma vitivinicola ha fatto negli ultimi decenni.
Parliamo innanzitutto della scelta di un territorio con altezze ai limiti della viticoltura: siamo in Alta Maremma, nel cuore delle Colline Metallifere, proprio di fronte all’abitato del borgo medievale di Roccatederighi, nel comune di Roccastrada, ad una altitudine che supera i 500 metri.
Qua l’azione erosiva fa perdere alle colline sinuosità e dolcezza, per creare valli strette da cui emergono qui e là speroni rocciosi: un panorama più aspro rispetto ad altre parti della Maremma, ma che conserva il suo fascino selvaggio e incontaminato.
Parliamo, in secondo luogo, di una scelta di vitigni inusuali per la Maremma: innanzitutto il Cabernet Franc, di per sé vitigno poco diffuso se vinificato singolarmente e in particolare per il fatto di essere coltivato ad altitudine inusuali; ma, forse, è proprio questo che fa vincere la scommessa, con la produzione di un vino che esprime un particolare carattere del varietale.
Continuando a parlare di vitigni utilizzati, scendendo nelle vigne più a valle, intorno ai 200 metri di altitudine, un’altra scelta inusuale, quella delle specie Mediterranee, su cui spicca l’Alicante Nero, varietale che sotto altri nomi, quali Grenache, Cannonau o Garnacha, ha trovato prosperità nelle regioni occidentali del Mediterraneo.
La scelta nasce dal fatto che sono state trovate alcune piante inselvatichite, retaggio di un uso passato di questi vitigni e, pertanto, l’intento è stato quello di riproporli; all’Alicante Nero si aggiungono il Carignano e il Mourvedre, anch’essi tipiche espressioni dalle stesse zone del bacino del Mediterraneo.
Ma la scommessa non finisce qui: la scelta della modalità di coltivazione e produzione abbraccia quella che possiamo definire la più naturale delle opzioni: infatti, fin da subito si è perseguito l’intento di produrre vini biodinamici, con una progressione temporale che ha previsto un primo passaggio al biologico.
Occorre a questo punto spiegare la storia dell’azienda.
La tenuta nasce negli anni Settanta, quando due coniugi svizzeri acquistano un podere praticamente abbandonato, con lo scopo di allestirvi un allevamento di piccioni la cui carne veniva destinata alla migliore ristorazione: pochi gli ettari dedicati alla viticoltura, in particolare al Cabernet Franc che bene si sposava con i patti a base del volatile.
Nel 2002 la tenuta viene acquisita da una delle Signore del Vino Italiane, Elisabetta Foradori, insieme all’imprenditore altoatesino Giovanni Podini, secondo un progetto nato due anni prima: l’intento era quello di produrre vino al di fuori di quelle consuetudini ormai stereotipate, in un posto non appariscente ma che comunque potesse comunicare il proprio fascino.
La scoperta delle campagne vicine a Roccatederighi fu talmente emozionante che rapì da subito Elisabetta e Giovanni, sia per la bellezza selvaggia del posto che per le possibili potenzialità del terroir: lo slancio emotivo fu tale da minimizzare l’impegno che ci sarebbe voluto per trasformare la tenuta in una azienda vitivinicola, in termini di terreni da dissodare, vigne da impiantare, cantina da ampliare.
È a questo punto che comincia a costruirsi quel team di persone che negli anni si è dimostrata una vera e propria comunità, la vera anima di Ampeleia: varie persone con le loro competenze e i loro ruoli, un gruppo oggi affiatato, tanto da guadagnarsi l’appellativo di ‘Gente di Ampeleia’.
La figura carismatica è quella di Marco Tait che fin da subito accetta la sfida e, fresco di Diploma in Enologia e Viticoltura presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, scende dal suo Trentino in Maremma, caricandosi sulle spalle il peso della gestione della vigna e della cantina.
Oggi Marco dirige l’Azienda, curando sia le operazioni in vigna che gli interventi in cantina; ormai naturalizzato in Maremma, non ha perso il tipico atteggiamento dell’alpigiano trentino: essenziale nei modi, ti scruta quando interloquisci con lui, ma l’apparenza schiva cela una grande competenza ed esperienza.
La ‘famiglia’ di Ampeleia si completa con la solare Simona Spinelli, responsabile dello sviluppo del territorio, Valentina Fiorentini che si occupa della logistica, il romano Francesco Pascucci dell’export, l’umbra Lucia Telori per il mercato italiano e la comunicazione, Simona Mori all’accoglienza; e poi Tiziana, Fabrizio, Leonardo, Maurizio, Massimo e Fabio.
Oggi Ampeleia è un’azienda di 120 ettari, di cui 35 vitati, con una produzione che si aggira sulle duecentomila bottiglie l’anno; Ampeleia è anche allevamento di grano tenero biologico, da cui derivano la farina e le tagliatelle che vengono prodotte, e di olio EVO biologico, che proviene dall’uliveto che copre la superficie di un ettaro e mezzo.
La proposta dei vini inizia con il Bianco, da uve Trebbiano Toscano con piccoli tagli di Malvasia Bianca e Ansonica, tutte varietà che crescono assieme nella stessa vigna situata ad altitudini medio alte, e che seguono insieme lo stesso destino in vendemmia e nella lavorazione in cantina.
Con il Rosato si scoprono i profumi delle varietà mediterranee, che provengono da vigne più basse, a 250 mt slm, con terreni argillosi/sabbiosi/calcarei; la procedura di vinificazione prevede che nel mosto delle uve di Carignano si mettono i grappoli interi di Alicante Nero.
La serie dei rossi si apre con ‘Un Litro’, blend di Alicante Nero, Carignano, Mourvèdre, Sangiovese e Alicante Bouschet, che provengono dalle vigne più giovani e più prossime al mare: immediatezza e convivialità sono i caratteri che questo vino vuol trasmettere.
Kepos è l’espressione piena della mediterraneità, da uve di Alicante Nero, Carignano e Mourvèdre, tutte vendemmiate in contemporanea e poi co-fermentate; ma la proposta sui vitigni mediterranei di Ampeleia trova espressioni interessanti con i vitigni vinificati in purezza, Alicante e Carignano, sempre allevate intorno ai 200 mt slm, su terreni argillosi ricchi di scheletro.
Il Cabernet Franc, da vigne intorno ai 500 mt slm, costituisce veramente la sorpresa degustativa, esprimendo un carattere unico grazie alla tipologia di terreno, costituita da argilla e rocce calcaree di galestro.
Sempre da queste altitudini, la piccolissima produzione di Empatia, un Merlot in purezza proposto solo in formato magnum: anche qui il terreno e l’altitudine imprimono caratteri peculiari al vitigno.
Una veloce panoramica questa dei vini di Ampeleia che mette in evidenza il temperamento comune della naturalità e della caratterizzazione, a cui dedicheremo doverosi approfondimenti.
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