Siamo a Valdobbiadene, fulcro della produzione del Prosecco di qualità nel trevigiano, dove il cognome Ruggeri rappresenta un riferimento storico.
Ma parliamo di quel ramo dei Ruggeri capitanato da Cesare che, da oltre trent’anni, produce Prosecco di qualità sotto l’etichetta ‘Le Colture’: l’Azienda oggi vede in prima linea i figli di Cesare, Veronica e Alberto.
Quarantacinque gli ettari vitati, tutti di proprietà e diffusi su sedici siti diversi situati sia nel territorio di Valdobbiadene che quello di Conegliano oltre alla zona di Montello: questo consente di avere prodotti finali con caratteristiche diverse, in relazione agli aspetti territoriali di provenienza.
Oggi ‘La Colture’ ha una produzione complessiva di 750.000 bottiglie all’anno; la conduzione enologica è affidata a Cristian Agostinetto, mentre quella agronomica è gestita allo staff aziendale.
Dalle vigne della zona di Valdobbiadene provengono le uve glera per la produzione di spumanti metodo Charmat: il Cruner Valdobbiadene D.O.C.G. è un Dry a dal gusto gentile, ampia aromaticità che mantiene comunque ottima freschezza, adatto agli abbinamenti con pasticceria morbida; l’ Extra Dry Pianer Valdobbiadene D.O.C.G. è il più prodotto, dove i profumi di frutta a polpa bianca si uniscono a quelli agrumati, mentre il sorso è avvolgente e al contempo fresco, ottimo come aperitivo.
Immancabile nella proposta degli spumanti il Cartizze, Valdobbiadene D.O.C.G. Spumante Superiore, da uve provenienti dalle vigne dell’omonima area, di fatto una sottodenominazione: i profumi fruttati sono ampi, mentre la freschezza si equilibra bene con lo zucchero qui dosato in Dry, tanto da fare un ottimo spumante da dessert.
Il Fagher, Valdobbiadene D.O.C.G. Brut, per i suoi sentori agrumati, vegetali e lievemente fragranti e per il fine perlage incontra nei palati più fini e trova abbinamento con pietanze più complesse, come primi ai frutti di mare e pesce al forno, tanto da poter essere definito un Prosecco a tutto pasto.
Rive di Santo Stefano Gerardo Valdobbiadene D.O.C.G. Extra Brut è il prodotto con uve dei vigneti più vecchi, posti sui terreni scoscesi dell’omonima rive: agrumi, sentori erbacei e fragranze oltre alla freschezza e il fine perlage donano verticalità, che consente l’utilizzo a tutto pasto, in particolare con piatti a base di pesce.
Ma ‘Le Colture’ ha voluto recentemente lanciare un progetto editoriale per promuovere l’immagine del territorio di Valdobbiadene mediato da un artista della fotografia che, in maniera del tutto inedita, offre uno scorcio reale e al contempo artistico di queste zone.
Il tutto nasce da un’idea di Veronica, con l’intento di dare un’immagine del territorio diversa da quelle stereotipate dei cataloghi e delle brochure: per questo motivo si è rivolta a Denis Curti, storico e critico della fotografia e Direttore Artistico della Casa dei Tre Oci di Venezia, che l’ha messa in contatto con Lorenzo Cicconi Massi, ritenendolo adatto alle aspirazioni di Veronica.
Il risultato, che porta il nome di “A disegnar le vigne. Le Colture un racconto per immagini”, si snoda innanzitutto attraverso un percorso a contatto diretto con le immagini, al momento in mostra presso l’Ex Opificio di Villa dei Cedri di Valdobbiadene fino alla fine di Ottobre, per poi diventare itinerante in varie sedi italiane.
Ma il progetto editoriale comprende anche una pubblicazione omonima edita da Marsilio di Venezia, in cui sono raccolte tutte le immagini della mostra, accompagnate da alcuni scritti introduttivi a cura di Miro Graziotin, Luciano Ferraro, Roberto Cecchetto e Denis Curti, quest’ultimo curatore dell’intero progetto editoriale.
Lorenzo Cicconi Massi è colui che, appunto, ha catturato le immagini: fotografo e regista marchigiano di livello internazionale, ha soggiornato a più riprese a Valdobbiadene nell’arco di un anno, per carpirne il meglio delle variazioni stagionali e fissarlo attraverso il suo stile fotografico fatto di un bianco e nero che esalta la forma estraniandola dal tempo.
Il risultato sono paesaggi stilizzati nelle varie stagionalità, particolari delle vigne trasformati in arabeschi, figure umane colte nel momento del lavoro oppure in momenti conviviali, utensili di lavoro, paesaggi, volti, architetture, gesti.
Veronica afferma che all’inizio è stato un po’ difficile accettare la mancanza del colore che di per sé in un territorio vitivinicolo esprime la stagionalità e, più che altro, è stato faticoso farlo accettare alla generazione precedente dei Ruggeri, abituati all’immagine chiara e comprensibile; ma, proprio la sua passione per la fotografia, l’ha convinta ad accettare la sfida di proporre il territorio sotto una visione diversa, mediata da un artista.
Lorenzo Cicconi Massi afferma che in questo territorio ha trovato un paesaggio unico, con colline che hanno forme che sembrano disegnate da bambini e che, dunque, si prestano molto al suo stile fotografico che esalta le forme; inoltre, l’uso del bianco e nero, consente alle immagini di uscire dal tempo, regalando una sorta di immortalità all’oggetto.
Non possiamo che condividere questa iniziativa de Le Colture, annotandola non solo come valida promozione artistica del proprio territorio, ma vero e proprio esempio di moderno mecenatismo.